PRANAYAMA

Pranayama e il corpo pranico substrato di ogni ‘vitalità’

..”Una volta che lo yogin ha assunto una posizione stabile e comoda, può iniziare a controllare il movimento del respiro” (Yoga Sutra, II, 49). Nel Pranayama il respiro, che in genere avviene naturalmente, viene modulato a piacimento dallo yogin. Negli Yoga Sutra il Pranayama è essenzialmente kumbhaka, la sospensione del respiro. Nell’Hatha Yoga le tecniche di modulazione del respiro sono numerose, alcune attivano la respirazione cellulare e sono tecniche di attivazione della kundalini, altre creano stati di concentrazione profonda e di rilassamento mentale. In Patanjali, la sola pratica del kumbhaka, ” lacera il velo delle tenebre e la mente (citta) diviene capace di concentrazione” (Yoga Sutra, II,52, 53). Nella sospensione del respiro creiamo una specie di digiuno nel corpo fisico e pranico,e tale digiuno ci permette di entrare in contatto con dimensioni più profonde del nostro essere; a questo punto il praticante può proseguire verso le tecniche sottili di Dharana, Dhyana. Il risveglio ad altre dimensioni può avvenire tramite il risveglio della kundalini, ma di essa Patanjali non parla in modo esplicito. Tale risveglio lo possiamo chiamare come risveglio di nuovi stati di coscienza, fondamentali per intraprendere il percorso delle pratiche meditative in cui la mente deve essere più padrona di sè stessa e libera dalla mediazione dei sensi per poter contemplare i fenomeni non più attraverso la forma e gli stati mentali turbolenti, ma direttamente contattando la loro essenza, la loro vibrazione.