Quando ci troviamo di fronte a qualcosa di molto semplice quanto denso di significato, allora molto probabilmente la sua ‘comprensione’ richiederà del tempo. Chi ama la matematica sa che quando ci troviamo davanti a dei testi di poche pagine, pieni di formule, che descrivono concetti complessi, ogni simbolo ha un ‘peso’ , ben diverso da quello dei testi della narrativa, pur significativi in ogni loro parola, ma non così concentrati come un simbolo o una formula matematica. Stessa cosa nei testi sacri, quelli indiani, per esempio; la Scienza Sacra, di Swami Sri Yukteswar o gli Yoga Sutra di Patanjali, condensano in poche pagine concetti che parlano di evoluzione umana e di come arrivarci.
Ogni riga sono mesi, se non anni, di meditazioni, di tentativi di comprensione, di risposte lasciate lì, a maturare nel tempo e dalla vita stessa.
Per la sillaba Om , sacra all’Oriente, ormai conosciuta dagli occidentali, è la stessa cosa. Essa condensa un significato ben preciso, difficile da sperimentare, ma non solo, anche da concepire per la mente umana. Om rappresenta il suono dell’Universo: ‘Nel principio fu il Verbo’ si apre il Vangelo di Giovanni, il Vangelo “dei grandi destini della Terra e dell’Umanità” (1) che ‘mise ordine’ al Caos , l’Amen diciamo in occidente (2), l’ Om dice l’Oriente.
Questa vibrazione da vita all’Universo manifesto ,quello che conosciamo. L’Om nasce con la venuta dell’Essere Umano nel Creato, essere che rispetto al minerale, al vegetale e all’animale è dotato di un’autocoscienza. Cosa significa? Difficile da comprendere, si può semplificare pensando al Verbo, a questo ‘suono’, come a ciò che da ‘nome’ all’energia , quindi la ordina secondo esso, e la rende ‘stabile’, dal Caos al Cosmo, direbbero i Greci antichi.
“L’informazione (spirito) modula l’energia (di una data dimensione in cui vuole manifestarsi) rivelandosi in una forma qui, sulla Terra, chiamata materia”, e “dotata dei sensi necessari al rilevamento di quell’energia, ne fa esperienza (3)”. Quindi, l’Om è l’informazione “divina” che modula e tiene insieme il nostro Universo e ne permette un’esperienza sensoriale attraverso cui definiamo la nostra realtà. E’ l’esperienza che la coscienza fa di un qualcosa che ha una certa permanenza nel tempo, i buddisti parlano di diciassette istanti di pensiero, che ci danno l’esperienza della materia, che non è solo ciò che tocchiamo sul momento, ma anche la memoria di ciò che abbiamo sperimentato come tale.
Sono state così poste le basi per comprendere qualcosa che altrimenti rimarrebbe incomprensibile, le basi che unificano la coscienza (spirito) alla materia, lo psichico al fisico. La comprensione della sacra sillaba richiede questa coscienza di unità, che sia innata o che sia il raggiungimento di un traguardo evolutivo.
In uno stato di coscienza in cui “tutte le cose sono precedute dallo spirito,… create dallo spirito (4)” si può comprendere perché si dice che la sacra sillaba risuoni in ogni cosa: perché è il fondamento di ogni cosa. Un suono che da ‘forma’ al nostro Universo, risuona dentro ogni creatura di esso. Nonostante la logica di questo collegamento, non è così immediato e intuitivo per l’essere umano, che vive le sue esperienze attraverso i cinque sensi e la mente che si riconosce in questa esperienza sensoriale, sentire di essere parte di questo immenso oceano di vibrazioni. Non è solo perché questo ‘suono’ non lo ‘si vede’ o ode con le orecchie fisiche, che non si riesce a comprendere nella sua ‘realtà’ , ma è soprattutto perché per essere udito, sentito, è richiesto un ribaltamento (paravrtti) delle basi (asraya) della nostra esistenza, che smaterializzano un senso dell’io che si riconosce nella separazione, nelle esperienze empiriche dei cinque sensi e manca di una vera unità interna.
La condizione per vivere l’Om, come esperienza di trasformazione mistica, quindi fino al DNA cellulare, è una condizione da creare attraverso un ‘duro lavoro’ su di sé, direbbe il maestro armeno Gurdjieff.
La sacra sillaba è un mantra, che deve risuonare in una “cooperazione armoniosa di forma (suono e ritmo), di sentimento (impulso devozionale) e idea (conoscenza”,[ndr] esperienza intellettuale) [cit. Lama Anagarika Govinda (5)] , quindi deve coinvolgere contemporaneamente e in modo armonico, cioè unitario, le tre parti che costituiscono l’essere umano: corpo (volontà), sentimento, pensiero.
Non c’è esperienza dell’Om se non c’è questa sinergia tra le parti costitutive dell’essere umano. La disciplina Yoga portava il discepolo indiano verso la realizzazione di quella coscienza di unità interna e col Tutto, sperimentabile nella corrente del suono Om, percepita “come un torrente, che scaturisce da un’elevata e sconosciuta regione, per perdersi nella creazione della materia fisica” (6) .
Cosa fa l’Om dentro di noi? Il maestro yoga Swami Sri Yukteswar parla di un suono che ‘bussa’ e che rende l’essere umano in grado di scorgere il “ divino corpo splendente di luce” , simboleggiato nella Bibbia dal precursore del Cristo, Giovanni il Battista.
Come per ogni simbolo, l’Om necessita di non essere legato a stretti concetti filosofici o definizioni intellettuali che deviano dall’essenziale, cioè che è l’essere umano, con il suo sforzo di crescita verso l’autorealizzazione, che si avvicina naturalmente a questo suono.
Nello stesso tempo,esattamente come per i simboli della matematica o della chimica, c’è bisogno di essere ‘un addetto ai lavori’ per poter realmente accogliere il senso di questa sacra sillaba. Ed è proprio lo sforzo di autocoscienza verso l’universale che è in noi, che crea quello stato necessario che ci apre all’esperienza dell’Om, come “una goccia in cui si immerge il mare”.
Elena Marano
(1)Pietro Archiati: Teologo e filosofo, appassionato studioso degli scritti di R. Steiner
(2)Swami Sri Yukteswar: Maestro yoga indiano, guru di Paramhansa Yogananda, maestro yoga conosciuto in Occidente per il libro “Autobiografia di uno yogi”
(3)Giuseppe Guidi: Ingegnere quantistico, naturopata, insegnante di percezione sottile
(4)Dhammapada, raccolta in versi del Canone pali
(5)Lama Anagarika Govinda: filosofo, scrittore, considerato uno dei massimi interpreti del buddhismo in Occidente
(6)Cit. di Swami Sri Yukteswar